Quando chiude una libreria

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Milano, 11 luglio – E’ triste vedere una libreria che chiude. Anche se la conosci da poco, se ci sei entrato tre o quattro volte e ci hai acquistato solo pochi libri. E’ triste per chi ci lavorava, che lo ha saputo solo pochi giorni fa e che adesso si ritrova senza un impiego. E’ triste per chi era abituato a venire qui periodicamente, magari conosceva il personale e si faceva consigliare da loro, come avviene spesso nelle librerie di zona. Questa non era né piccola né grande, una dimensione giusta, forse l’ideale per la gente del quartiere. Non faceva parte di una grande catena ma, evidentemente, non era nemmeno a gestione familiare, vista la repentinità con cui è avvenuta la chiusura e visti i cartelli che hanno esposto i commessi.

Mi sono trasferito qui Milano da pochi mesi ed una delle prime cose che avevo notato del quartiere era che c’era una libreria a pochi passi dalla mia casa: bene, mi ero detto, soprattutto perché nel paese dove abitavo prima – un piccolo borgo della provincia di Modena – di librerie non ce n’era nemmeno l’ombra. Mi ero detto che avrei avuto più modo di sfogare i miei istinti di shopping compulsivo librario e poi ho scoperto che a poche centinaia di metri ce n’era un’altra e ho iniziato ad andare lì, anche se era un po’ più lontana.

Oggi mi sono sentito in colpa per averlo fatto, per aver speso quelle decine di Euro in un’altra libreria. Lo so, è un pensiero infantile: non sarebbero certo state quelle somme a far cambiare idea ai padroni della libreria – fra l’altro, non ho la minima idea del perché chiuda, magari il proprietario ha deciso di darsi al cibo macrobiotico, chi lo sa – e non sarebbe cambiato nulla nemmeno se avessi acquistato mille libri. Però il senso di malinconia è forte ugualmente perché sicuramente ci perdiamo tutti. Una libreria che chiude vuol dire meno libri venduti e non mi vengano a dire che ora i libri si comprano on line oppure nella versione digitale….

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